Vancouver 2010: Io c'ero
Lunedì 01 Marzo 2010 01:00
ENFANTS DU PAYS
Vancouver 2010: "Io c'ero"
(LA TSAPLETTA n. 82 - Marzo 2010)
I grandi commentatori internazionali hanno raccontato ed analizzato i loro risultati e noi, da casa, abbiamo fatto il tifo per loro.
Ma, loro c’erano! Parafrasando De Courbertin, loro “...hanno partecipato!!!” ai Giochi Olimpici Invernali di Vancouver 2010.
Per qualcuno è stato il coronamento di una carriera sportiva, per qualcun altro una prima esperienza tutt’altro che scontata fino a poco tempo fa. Per tutti, comunque sia andata, un’esperienza che, solo chi è capace di coltivare il proprio talento con un serio costante e duro impegno, può sperare di vivere. Ed è questo che abbiamo chiesto loro di raccontarci: le loro emozioni nel vivere un’esperienza che, al di là delle medaglie, resta comunque unica.
RAFFAELLA BRUTTO
"Il sogno di ogni atleta"
Penso che partecipare ad un’Olimpiade sia il sogno di ogni atleta.
L’8 febbraio sono arrivata a Vancouver e sono entrata finalmente nel villaggio olimpico. I primi giorni non ho realizzato bene la grandezza dell’evento a cui stavo partecipando, anche se vivevamo in un villaggio bellissimo e super organizzato.
Solo entrando nello stadio, sfilando davanti a milioni di persone, il giorno della cerimonia di apertura, mi sono resa conto di essere ai Giochi Olimpici.
Da quella sera ho iniziato ad avvertire un po’ di tensione pre gara: la pista era difficile e pensare che sarei andata in mondovisione, e che tutti i miei amici mi avrebbero guardata mi faceva un po’ tremare le gambe.
La gara purtroppo, non è andata come speravo, ma sono consapevole che ho le capacità per migliorarmi e userò questi 4 anni per allenarmi ed dare il meglio di me alle Olimpiadi di Sochi.
STEFANO POZZOLINI
"Un ricordo indelebile"
Sono arrivato a Vancouver con due certezze, la prima che sarebbe stata la mia ultima olimpiade da atleta, la seconda che non avevo niente da perdere. Già il fatto di parteciparvi è stato per me un successo in quanto arrivavo da due stagioni difficili condizionate da numerosi infortuni. Vivere una olimpiade è una grandissima emozione, e nonostante avessi già partecipato a Torino 2006, devo ammettere che il giorno della gara ero piuttosto teso. Non è il fatto di sapere di essere in mondovisione, ma la consapevolezza che tutti i miei amici di Courmayeur erano alla Buvette a tifare per me, questo mi dava una grande carica e allo stesso tempo una certa pressione: volevo a tutti i costi farli divertire!
Ho dato tutto quello che potevo in gara e sono rientrato assolutamente contento del mio 14° posto. Ciò che mi resta di questa esperienza è un ricordo indelebile e una grande soddisfazione che ha ripagato una vita di allenamenti, e la consapevolezza di aver partecipato alla competizione più importante in ambito sportivo.
Succ. > |
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